ROMA - Dopo l'anteprima al Nuerburgring, nel luglio scorso, cresce l'attesa per l'uscita di "Rush", il film diretto da Ron Howard e ambientato nel mondo della Formula Uno degli anni '70. La pellicola, in sala dal 19 settembre, racconta la rivalità tra Niki Lauda e James Hunt, interpretati rispettivamente da Daniel Bruehl e Chris Hemsworth. Uno sport dove ci vuole «un sacco di coraggio, non solo per il rischio di incidenti, ma anche per la paura di fallire che a volte è più importante di ogni altra cosa», ha raccontato lo stesso Howard in una lunga intervista al sito ufficiale della Formula Uno. «I piloti sono per metà eroi e per metà pazzi - ha aggiunto - ma di certo sono atleti di prima categoria al 100%».
DA SPETTATORE A FAN - Per il regista di "Apollo 13" e "A Beautiful Mind", il film è stato un modo particolare per avvicinarsi alla Formula Uno che ora guarda «in modo diverso». «Prima guardavo distrattamente le gare - ha raccontato - magari seguivo la partenza e il finale e nel frattempo facevo altro. Ora non mi stacco un attimo, nemmeno per andare al bagno. Resto incollato alla gara». Eppure negli Stati Uniti la Formula uno non è uno sport molto popolare. «Negli Usa non si corrono molte gare - ha spiegato il regista - E da noi è molto importante il concetto di 'squadra di casa'. Gli sport più seguiti sono quelli nei quali c'è la 'tua' squadra, un po' come avviene in Europa con il calcio. La Formula Uno è vista come un circus vagante, e incide molto anche la differenza di fuso orario. Ora - ha proseguito - c'è Austin, Montreal, e potrebbe arrivare il New Jersey e forse il Messico. In questo modo si potrebbero avvicinare gli statunitensi alla Formula Uno».
TRA SPETTACOLO E REALTA' - Sul film, che arriva quasi 50 anni dopo "Grand Prix" di John Frankenheimer, Howard ha spiegato: «Frankenheimer fu bravo a introdursi in questo mondo, usando lo spettacolo 'naturale' che la stessa Formula Uno gli concedeva. Oggi è tutto più difficile tra sponsor e diritti e abbiamo dovuto ricreare molte situazioni grazie alla tecnologia digitale, ai filmati di repertorio. Abbiamo usato auto storiche, abbiamo costruito alcune repliche e aggiunto automobili digitali. - ha chiarito Howard - In generale, comunque, sono stati tutti molto gentili e accoglienti. Alla fine lo stesso Lauda è stato molto felice e non ha voluto controllare nulla anche se dava parecchi consigli a Peter Morgan (lo sceneggiatore, ndr). E' stato molto coraggioso, ma questo già lo sapevamo».
LA PAROLA AL PUBBLICO - La pellicola è stata accolta molto bene dal circus, e ora tocca al pubblico, anche quello statunitense così poco vicino a questo mondo: «Il botteghino non mi preoccupa - ha concluso Howard - Ho voluto onorare la storia e il mio mantra è stato: se conosci e ami la Formula Uno, spero tu possa emozionarti e sentirti rispettato. Se non la conosci, spero che ti renda conto di cosa ti sei perso!».
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