F1 Ferrari, Domenicali: «Non sono io il problema»

Written By Unknown on Selasa, 15 Oktober 2013 | 22.48

MARANELLO - La Formula Uno non è come il calcio, dove quando le cose vanno male si cambia allenatore. «Io non solo l'allenatore, sono l'amministratore delegato di una società che fa sport. E il caso della Ferrari non è paragonabile a quello di un club di calcio: non è che cacciando Domenicali, domani si vince». Parola dello stesso Stefano Domenicali in una lunga intervista al quotidiano spagnolo "As", in cui difende quanto fatto in questi anni.

CERCO SOLUZIONI MIGLIORI - «E' chiaro che il mio capo può mandarmi via e se lo facesse sarei sempre grato di essere stato in Ferrari - ha spiegato Domenicali - ma in Italia c'è un proverbio che dice: 'Quando si lascia la strada conosciuta, l'altra può essere peggiore'. Quello che posso garantire - ha aggiunto - è che cerco di dare gli strumenti migliori alle persone che lavorano sulla macchina, che la disegnano, mi occupo della scelta dei piloti, degli sponsor, di far funzionare il sistema. Il mio impegno è totale, sapendo che possiamo essere sostituiti ma non con la logica del calcio. Non è che comprando un difensore o un attaccante vinco il campionato, non è questa la chiave del successo in Formula Uno».

CAMBIAMENTO PERICOLOSO - Il team principal della Rossa ha proseguito: «Il problema non è Domenicali, Domenicali è una persona che arriva per prima a lavoro ed è l'ultima a uscire, che si impegna perché non manchi nulla ai suoi uomini e in questi anni credo che abbiamo costruito la base di una squadra che deve essere la migliore di tutte. Se avessimo vinto nel 2012, Domenicali non sarebbe stato un fenomeno, avrebbe fatto solo il suo lavoro. Ma se ci buttano fuori alla prima curva, non bisogna cambiare Domenicali. E non lo dico per me, è un fatto». Il cambiamento, ha precisato, può essere negativo perché «comporta discontinuità e può  essere pericoloso. Prendiamo i piloti: quante volte ho letto in passato 'bisogna cambiare Felipe'. E ora leggo: 'Felipe deve rimanere'. Ci vuole un po' di razionalità».

LAVORARE CON PASSIONE - Il team principal della Ferrari ha anche confessato che non è facile convivere con le offese «verso una persona che cerca solo di fare bene il suo lavoro e a casa la sua famiglia legge certe cose. Ma cerco di isolarmi e di tenere la mia famiglia fuori da questo gioco». Mai pensato, però, a dire addio: «Mai. Sono nato in Ferrari, mi ha dato tanto come io ho dato tanto a questa famiglia. Faccio le cose per passione, perché ci credo ma ora anche per dimostrare, a coloro che hanno il piacere di offendermi, che non capiscono nulla e che prima o poi arriverà il mio momento».

SVILUPPO NON COSTANTE - Sulla stagione 2013, al di sotto delle aspettative, Domenicali ha spiegato: «All'inizio della stagione avevamo una macchina che non era competitiva nelle qualifiche ma molto buona sul passo gara: a Montmelò le due Mercedes avevano conquistato la prima fila ma noi abbiamo vinto rifilando un minuto a Nico Rosberg e doppiando Hamilton. Ma poi non abbiamo potuto sviluppare la macchina in modo costante, perché sfortunatamente, vedi Silverstone o la Germania, gli sviluppi fatti anziché migliorare la monoposto la peggioravano. - ha detto - Poi c'è stato il cambio delle gomme e non siamo stati capaci di sfruttare la caratteristica migliore che avevamo, cioè la competitività sul passo gara».

PERSI TROPPI PUNTI - Il maggiore rammarico, ha concluso, «è aver perso punti nella prima parte di stagione, perché potevamo aver fatto di più, e poi non aver sviluppato la macchina come mi aspettavo e come avevo chiesto ai miei tecnici. Quando non si migliora ci sono sempre dei motivi: mancanza di creatività, di strumenti all'altezza per lavorare bene ma in questi tre anni abbiamo praticamente tutto, sistema di simulazioni, software, organizzazione, e ripartiremo con una nuova galleria del vento a Maranello, con tutti gli strumenti che in una F1 così competitiva sono necessari per poter vincere. Negli ultimi anni non abbiamo capito al 100% l'uso degli scarichi con effetto aerodinamico, un problema che ci portiamo dietro da quando esiste questo effetto e che non siamo stati capaci di risolvere del tutto».

FARE TUTTO NEL MOMENTO GIUSTO - La Ferrari, però, deve tornare forte e ritrovare la vittoria. «In un mondo così competitivo, non si vive solo del nome, bisogna fare tutto nel momento giusto e credo che abbiamo completato tutto il quadro per poter, in maniera consolidata, essere molto forti. - ha concluso il team principal - E poi credo che non avremmo ricevuto tante critiche se lo scorso anno avessimo vinto, ed è stato un anno straordinario pur non avendo la macchina più veloce».


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